domenica 25 novembre 2007

Ancora mondi virtuali

Con molto risalto, la pagina sulla tecnologia del New York Times di oggi 25 novembre parla di un nuovo portale che offre viaggi virtuali attraverso le città. Per ora sono solo 4 (New York, Boston Miami e Aspen) ma come recita la home page "il mondo non era fatto così, l'abbiamo costruito un po' alla volta" ed è quello che i gestori del portale si prefiggono.

L'iniziativa si chiama Everyscape e permette di visitare le città che citavo in precedenza. C'è molto in comune con Google Earth ma con la differenza che le immagini sono state prese al livello della persona e non da un satellite. Il realismo è straordinario.

Mi chiedo: a cosa potrebbe servire? A conoscere una città prima di recarvisi? O visitarla senza andarci per nulla? Mah!

Cosa ne pensate?

Ferrara, 25 novembre 2007

1 commento:

Rizomagosophicus ha detto...

Se vogliamo parlare di innovazione, in questo caso dobbiamo riferirci innanzitutto al "progetto imprenditoriale" Everyscape. Esso si colloca a pieno titolo all'interno di quel Web 2.0 considerato, dalle start-up più avanzate (dopo il tonfo della "vecchia" new-economy), la frontiera più matura della Rete, cui oggi non si può non guardare con attenzione. Da questo progetto emerge in maniera evidente anche la dimensione innovativa del coinvolgimento collaborativo dei potenziali utenti, invitati a "giocare a fare gli artisti o i videoreporter" e a divenire quindi partners attivi (e a basso costo!) nella costruzione (meglio, ri-costruzione immersiva)dello spazio urbano delle città che, un po' alla volta, ci si prefigge di video-mappare. Ed ecco un altro punto che ci riconduce ad una delle caratteristiche peculiari del Web 2.0: la possibilità, da parte di chiunque, di pubblicare contenuti (scritti video audio)spendendo quasi nulla ma, assicurando alla propria creatività una platea potenzialmnete globale (vedi la teoria della "coda lunga" di Chris Anderson). A tutto ciò naturalmente va aggiunto che, a partire dal modello Google e giungendo fino a Second Life, si è visto che le communities che frequentano questi ambienti, se lasciate libere di scorrazzare, interagire e sperimentare gratuitamente sul Web, oltre che contribuire con le proprie produzioni a edificare gli ambienti stessi, sono disponibili a tollerare forme di pubblicità non troppo invasive, che diventano, per chi ha creato la piattaforma, la più concreta ed immediata forma di remunerazione ( a fronte, non dimentichiamolo, di investimenti tutto sommato inizialmente contenuti). Semplificando molto (ma queste applicazioni, con adeguati mash-up e mirate partnerships, possono svilupparsi fino a garantire ritorni ancora più proficui), credo che il circolo virtuoso dell'"innovazione" sia in questo caso rappresentato da uno scambio a basso costo di contenuti e tecnologia tra azienda e utente/partner: su quest'idea iniziale si implementano poi processi più articolati attraverso cui crescerà il progetto di web-service e web-publishing della società.

Si potrebbe riflettere anche sulle innovative modalità di fruizione dello spazio che queste tecnologie inducono, o su come la frequentazione del "medium" Internet influisce sul nostro sensorio collettivo e sulla percezione estetica ed esperienziale del mondo ma.... questa è un'altra storia!